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Cosa ci hanno insegnato gli ultimi mesi trascorsi in buona parte all’interno delle nostre case e, nella maggior parte dei casi, impegnati nel lavoro da remoto? Che quello che abbiamo sperimentato non è propriamente smart working ma, come ho iniziato a definirlo in questi mesi, lavoro domiciliare emergenziale. Il che è una buona definizione di quell’ibrido tra lavoro agile e telelavoro che molti hanno sperimentato, il quale ha contribuito a sciogliere dubbi, incertezze e rigidità mentali, così come ad alzare consistentemente la percentuale degli smart worker (ma anche dei telelavoratori) in Italia.

Prima della pandemia

Prima della pandemia solo il 7% dei lavoratori accedeva in misura stabile o occasionale al lavoro da remoto, prevalentemente nella forma del lavoro agile. Oggi grazie anche alle procedure di graduale ripresa dell’attività e al necessario rispetto dei protocolli di sicurezza che impongono una presenza limitata presso gli uffici, si attesta intorno al 40% (dati EUROFUND).  Dato che fotografa sia coloro che sono passati in modo stabile (e non più solo occasionale) al lavoro agile sia coloro che sono transitati invece verso forme di telelavoro sia per necessità di protezione (ricordiamoci che ben prima del COVID-19 la legge promuoveva il lavoro dei portatori di handicap mediante il telelavoro – L. n. 4/2004), sia quale forma generale di riorganizzazione (e mantenimento) delle attività in una prospettiva di auspicabile ripresa economica. 

Smart working emergenziale

L’ibrido che abbiamo conosciuto in questi mesi è una forma di gestione della prestazione lavorativa che il legislatore nei vari decreti (tra cui significativamente l’art. 39 del D.L. n. 18/2020 convertito in L. n. 27/2020 e l’art. 90 del D.L. n. 34/2020) ha chiamato lavoro agile. Semplificandone la fruizione senza dover ricorrere all’accordo individuale, ma che di fatto ha perso – per le ovvie ragioni date dalla necessità di svolgere la prestazione esclusivamente dal proprio domicilio – uno dei suoi fattori principali: la flessibilità spazio-temporale. Quest’ultima strutturalmente legata al lavoro per obiettivi che è vero motore di creatività e innovazione e vero elemento di valore di questa modalità di lavoro. Oggi più che mai!

L’autentico Smart working

Lavoro agile e telelavoro hanno delle caratteristiche comuni fondate su un modello organizzativo di tipo flessibile che, nel lavoro agile è basato sulla flessibilità spazio-temporale mentre nel telelavoro, essenzialmente, sulla flessibilità oraria. Tale modello organizzativo – che deve essere necessariamente agganciato al lavoro per obiettivi, indicato in modo espresso nella disciplina del lavoro agile (art. 18 c. 1 L. n. 81/2017) è strutturalmente fondato su molteplici e comuni sfaccettature che comportano altresì diverse conseguenze. Sia in termini di collaborazione, self-management e valorizzazione delle scienze comportamentali (essenziali per gestire correttamente il rischio di isolamento, il rapporto con i colleghi e i responsabili e la prestazione da remoto), sia in termini di orario di lavoro (mediante ad esempio la possibilità di svolgere la prestazione senza i vincoli rigidi dell’orario di lavoro normalmente praticato in sede perché più coerenti ad esempio con gli impegni familiari – vera trappola dei mesi del lockdown – ma nel rispetto dei limiti massimi che l’ordinamento giuridico pone per ragioni di sicurezza in materia di orario di lavoro, di rispetto delle pause, di disciplina dello straordinario), così come in termini di misurazione della performance e del costo del lavoro (mediante la possibilità di definire, d’accordo tra le parti specifici obiettivi ai quali collegare, in caso, anche forme di incentivazione economica e/o di revisione della parte variabile dei pacchetti retributivi).

E, ancora, in termini di stili di leadership e formazione dedicata sull’uso degli strumenti di lavoro, sulle risorse ICT a disposizione e, quindi di collaborazione e di accrescimento delle competenze essenziali per svolgere al meglio il lavoro da remoto. Ciò determina, necessariamente l’obbligo di prevedere percorsi di formazione dedicati per responsabili e collaboratori, diretti ad accompagnare a 360°, anche con attività di coaching, la prestazione lavorativa da remoto. 

Per non parlare poi dei benefici in termini di tempi di trasporto nelle grandi aree urbane e di oggettiva riduzione del tasso di inquinamento atmosferico che hanno acquistato grande rilevanza in questi ultimi anni e che oggi diventano anche strumento di riduzione e di flessibilizzazione delle fasce orarie di punta nell’uso del trasporto pubblico.

Solo se è correttamente inteso attraverso tutte le sue componenti fondamentali lo smart working è vero e proprio strumento di crescita e di innovazione. E’ in questa sua accezione che va da oggi in poi valorizzato e applicato. Partendo dagli spazi di manovra che la legge concede (e che potenzialmente concederà ancora di più), facendo tesoro dei fattori positivi e negativi che scaturiscono dall’esperienza di questi mesi per costruire regolamenti e accordi (individuali e collettivi) davvero utili per il lavoro del futuro e per il futuro del nostro paese. 

Avvocato giuslavorista ed esperta di lavoro agile
Articolo a cura dell’avv. Paola Salazar – Salazarlavoro

Poco tempo fa scrivemmo una Guida per sperimentare lo Smart working – 7 cose da fare prima di avviare una sperimentazione di Lavoro Agile (scaricabile qui). Mai avremmo potuto immaginare che ad oggi in tutta Italia lo smart working sarebbe diventata la parola più discussa e cercata su Google.

Chi ha letto la nostra Guida ci auguriamo che sia arrivato più preparato all’emergenza, la maggior parte della popolazione lavorativa purtroppo però si è ritrovata alle prese con qualcosa di nuovo ed imprevisto. C’è chi è riuscito a gestire l’emergenza in modo efficace e chi invece, a causa della mancata preparazione, non è riuscito a fronteggiare nel migliore dei modi la situazione.

Il nostro contributo

Noi come Smartworking srl poco dopo che lo stato di emergenza era stato dichiarato ci siamo adoperati fin da subito al fine di poter offrire come meglio potevamo il nostro aiuto. Abbiamo iniziato a tenere una serie di webinar gratuiti (rivedibili tutti qui) in cui abbiamo parlato delle strategie più pratiche al fine di organizzare e gestire il lavoro da remoto nel miglior modo possibile. Ci siamo poi resi disponibili sul portale di Solidarietà Digitale per offrire consulenza gratuita a tutti quei team incastrati in una routine nuova e poco producente a causa del Covid19. Ed oggi abbiamo creato un’altra breve “guida”: 5 cosa da fare per ripartire con lo Smart Working dopo il Coronavirus. Per aiutarvi a prendere in mano il futuro dell’azienda ed essere più consapevoli grazie ad una sperimentazione già avviata e l’opportunità di trasformarla in una pratica aziendale consolidata.

Le 5 cose da fare

Ecco le 5 cose da fare per ripartire con lo Smart Working dopo l’emergenza Coronavirus:

  1. La Task Force, è importante che coloro che durante l’emergenza hanno guidato e supportato i team continuino a farlo anche una volta che ha inizio la fase 2. Se si vuole introdurre lo smart working in azienda sarà fondamentale questo passaggio per garantire continuità al progetto. Sono infatti le persone che hanno maggiore responsabilità in azienda che hanno il compito di “disegnare” un nuovo modo di lavorare per tutta l’organizzazione;
  2. La retrospettiva, una delle fasi più importanti in cui il focus è su tutti i collaboratori. Attraverso una breve survey interna la retrospettiva servirà alla task force per capire i punti di forza e i punti da migliorare che l’esperienza appena vissuta ha dato modo di testare. Durante questa sperimentazione forzata cosa è andato bene, cosa male e cosa hai imparato di nuovo? Tre semplici domande per andare dritti al punto ed implementare lo smart working con più consapevolezze possibili;
  3. Lo Smart Working Canvas, chi ci segue da un pò non ne potrà più di sentirlo nominare (a tal proposito abbiamo creato un approfondimento ad hoc consultabile qui). Anche ora il Canvas risulta essere uno strumento essenziale al fine di definire e chiarire il punto di arrivo del progetto di smart working. È necessario che la task force trovi un momento comune in cui riunirsi e compilarlo. Aiuterà prima di tutto il gruppo e poi l’organizzazione intera a mappare quest’ultima e comprendere le sfide e le opportunità del progetto;
  4. Il nuovo regolamento, nelle ultime settimane si sono susseguiti una serie di Dpcm governativi per cui molti potrebbero aver perso di vista quali siano gli ultimi aggiornamenti su cui fare affidamento in materia di Lavoro Agile. Per questo motivo abbiamo voluto fare chiarezza grazie anche al supporto del nostro avvocato. Un articolo di approfondimento anche in questo caso è consultabile cliccando qui;
  5. Organizzazione dei Team, avere chiari i ruoli e le responsabilità di ciascun membro dei diversi team è una regola imprescindibile. Ciò che abbiamo avuto modo di osservare in questo periodo di osservazione e supporto sono stati infatti i danni che questa mancanza di gestione ha creato. Lavoro mal distribuito e gestito, responsabilità poco chiare, assenza di disconnessione e altri problemi ancora.

Non farti cogliere impreparato, pianifica il futuro della tua organizzazione fin da ora. Metti in pratica le 5 cose da fare per ripartire con lo smart working.

In questo momento aziende e collaboratori sono bombardati da notizie e informazioni di tutti i generi, giuste e sbagliate ma comunque molte! Per quello che ci riguarda possiamo dare il nostro contributo facendo il punto della situazione su ciò che ci compete grazie alla nostra esperienza e alle nostre professionalità. Facciamo un pò di chiarezza, ricostruiamo tutti i DPCM.

I VARI DPCM DEL PRESIDENTE

Il 25 febbraio, pochi giorni dopo che tutto ebbe inizio, il Presidente del Consiglio dei Ministri firma un decreto. Tra le varie disposizione anche la seguente:– La modalità’ di lavoro agile …  e’  applicabile  in via provvisoria, fino al 15 marzo 2020, per i  datori di  lavoro aventi sede legale o operativa nelle Regioni Emilia Romagna, Friuli  Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria

Per le regioni sopracitate viene prevista la possibilità di lavorare da casa fino al 15 marzo assolvendo in via telematica agli obblighi di Informativa dell’INAIL. Rispetto al DPCM del 23 febbraio viene estesa l’applicazione del lavoro agile ad intere regioni e non più più a singole località o zone.

Pochi giorni dopo, il 1 marzo precisamente, viene emanato un nuovo decreto. – La modalità di lavoro agile…può essere applicata a ogni rapporto di lavoro subordinato, per la durata dello stato di emergenza di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020…

Tale decreto ha avuto validità fino all’8 marzo quando è entrato in vigore un nuovo DPCM il quale ha esteso la misura ad altri territori e province italiane. Mentre con il DPCM dell’11 marzo 2020 la modalità del lavoro agile legata alla situazione di emergenza è stata estesa a tutto il territorio italiano.

Il decreto non riporta la data precisa della fine dello stato di emergenza ma noi sappiamo che questo è stato riconosciuto per sei mesi a partire dal 31 gennaio 2020 e perciò che si protrarrà fino al 31 luglio 2020. Pertanto la modalità di lavoro agile può essere applicata su tutto il territorio italiano fino a tale data.

COSA DEVE FARE L’AZIENDA

Come comportarsi ora? Non c’è la necessità di stipulare accordi individuali per ogni lavoratore al fine di attivare lo smart working, il governo è stato chiaro. Vista l’emergenza non ci sarebbe stato modo e tempo per le aziende di adempiere ad una tale richiesta. Anche comunicare preventivamente la modalità di lavoro agile non sarebbe stato possibile.

Ciò che necessita di essere fatto è:

  • Mandare a tutti i collaboratori una email con alcune indicazioni pratiche organizzative e in allegato l’Informativa sulla Privacy e Sicurezza creata appositamente dall’INAIL in questo momento di emergenza. Informativa utilizzabile così oppure adattabile dall’RSPP in ragione delle caratteristiche del lavoro e dell’attività svolta da ogni azienda.
  • Successivamente è necessario che il Consulente del Lavoro o l’azienda stessa carichi le comunicazioni di lavoro agile sulla piattaforma di Cliclavoro tramite una procedura semplificata. Quest’ultima prevede il caricamento di una autocertificazione da parte del datore di lavoro in formato PDF e un foglio excel contenente tutti i dati richiesti da cliclavoro per avviare il lavoro agile. Tra questi: dati anagrafici, dati inail, data di inizio lavoro agile (25/2 o 11/3 in funzione della regione di appartenenza) e data di fine (31/7).

INFO UTILI

Data l’imprevedibilità degli avvenimenti non tutte le aziende sono state in grado di prepararsi efficacemente all’emergenza. Molte si sono fatte cogliere impreparate. Per quanto riguarda la tecnologia ad esempio, c’è stata una corsa al rifornimento di pc aziendali così da permettere di far svolgere la propria attività lavorativa a tutti i collaboratori dal proprio domicilio. In merito a questo vi alleghiamo la nostra policy BYOD (Bring Your Own Device). Grazie ad essa è possibile lavorare al di fuori del proprio ufficio senza bisogno di disporre di un pc aziendale, ma semplicemente disponendo di quello personale.

Se non hai mai lavorato in smart working prima d’ora o se semplicemente vuoi imparare a gestire al meglio il tuo lavoro da casa, ti invitiamo a seguire il nostro webinar gratuito il 25 marzo alle ore 15.
Se invece sei un’azienda, con la sede operativa in Lombardia, che sta sperimentando il lavoro agile con i propri collaboratori a causa dell’emergenza e ti stai rendendo conto che potrebbe essere una soluzione a molte problematiche, non perderti questo Bando. 4,5 milioni di euro stanziati. I requisiti sono: avere almeno 3 dipendenti e non avere mai implementato piani aziendali di lavoro agile (ad esclusione del caso emergenziale).

Per qualsiasi informazione contattaci pure!